Senza il sogno di una cosa, Cremona 2009


Yuri Ancarani, Suzie Wong e Wang Inc.(Cose trasparenti)
Juliane Biasi Suzie Wong e U-inductio (Panorama)
“Il nostro motto dev'essere dunque:riforma della coscienza non per mezzo di dogmi, ma mediante l'analisi della coscienza non chiara a se stessa, o si presenti sotto forma religiosa o politica. Apparirà allora che il mondo ha da lungo tempo il sogno di una cosa”
(dalla lettera di Marx da Kreutznach del settembre 1843)
Sulla soglia di “Il sogno di una cosa”, terzo romanzo di Pasolini, ci si imbatte in questa epigrafe.
Abilissimi nel fiutare metafore consone al nostro universo mentale, eccolo tornare, il sogno di una cosa, anticipato da quella preposizione impropria della mancanza, senza.
L'installazione per lo spazio del CRAC prevede la presenza delle due nostre ultime realizzazioni sul tema del mondo del lavoro, un video e un'opera audio; entrambe registrano parole di lavoratori chiamati a raccontarsi come tali.
Dove l'anonimato preservato dall'assenza d'immagini di Panorama ha lasciato più possibilità di dire di sé, in un corteo bizantino di voci di operai, architetti e disoccupati che procedono stagliati sullo sfondo chiuso e desolante del lavoro contemporaneo alla ricerca di un senso intorno all'assenza del sogno, in Cose trasparenti, è il disagio degli operai delle fabbriche d'armi che rivela l'impossibilità di rispondere al mondo e alla nostra coscienza, se non al prezzo di straordinarie acrobazie della mente.
Concludiamo con l'immancabile Nabokov, che ci ha involontariamente fornito il titolo di Cose trasparenti, perché ci dice di quest'altra cosa che ha a che fare con la prima.
“L'ultima visione di quella vita fu l'incandescenza di un libro, o di una scatola, diventato completamente vuoto e trasparente. E questa, io credo, è la cosa : non l'angoscia grossolana della morte fisica, ma gli incomparabili tormenti della misteriosa manovra mentale necessaria per passare da uno stato di esistenza a un altro.”