Oggi una caserma domani il mondo

Un indagine su una cittadina al di sotto di ogni sospetto. Al solito, dai scandalo Suzie Wong ma neanche questa volta caverai il tuo occhio destro. Venere di celluloide, partorita con dolore al ritmo di 24 fotogrammi al secondo. Musa niente affatto dormiente, non sei mai stata una signora. Ti aspetta un volo a planare dentro il peggiore motel di questa “carretera” di questa vita-balera. Loredana Bertè a parte, il cinema ovvero la morte al lavoro, l’invenzione senza futuro inchioda le tue ali al mondo. Immagini immobili in movimento. Fluttuanti quanto gli ospiti di un albergo per automobilisti. Edificio noto ai più con il nome di motel, sostantivo maschile nato dall’unione di due parole: l’inglese Motor e il francese Ostelle. Un rifugio peccatorum generalmente situato lungo le grandi strade di comunicazione o in prossimità di esse. E nei motel si scopa. Al cinema pure. Oppure si muore. Ospiti di Mister Norman Bates. Magari stando in piedi nella posizione del cigno, le mani in alto, la testa poggiate contro il muro. Le gambe divaricate. Pronti per il verbale.Pronti a tutto. Come in caserma. I colpi dell’oltraggiosa fortuna di quelli con il casco blu. E tra Sailor e Lula, tra Lolita e il professor Humbert, tra Mickey e Mallory rimane soltanto una pasoliniana sensazione di peggioramento. Di cui non so parlare, non so fare domande. Oggi una caserma. Domani il mondo.
P.N.
Genova, 29 marzo 2004