Bar Italia; open luglio 2012

foto di Pierluigi Cattani Faggion

Square, Italia 2011

Il gruppo di progetto Gap si trova ai margini del fiume Ticino, nel quartiere più arabo di Milano, in un'accogliente studio vista Duomo di Trento, a volte usiamo il blog,più spesso ci telefoniamo
http://suziewongsquare.blogspot.com/ 
Gap è breccia, apertura, divergenza e lacuna e ancora, passo, valico.
Per noi è un gruppo di lavoro aperto e molteplice nella composizione e nelle ambizioni.
L’idea del gruppo si è sviluppata a partire da una pratica di collaborazioni e di produzioni collettive che caratterizza il nostro lavoro da tempo, unita alla voglia di approfondire questo talento del molteplice e di giocarlo fino in fondo.
Abbiamo esteso ad un primo nucleo di persone l’invito a partecipare alla costruzione del gruppo, trovando corrispondenza e anche un irresponsabile entusiasmo, in questa che potremmo chiamare una forma d’azzardo nelle possibilità di concatenamenti di saperi.
Sulla carta si devono sempre collocare le impasse, e da lì aprirle sulle possibili linee di fuga. Lo stesso dovrebbe avvenire per una carta di gruppo: mostrare in quale punto del rizoma si formino fenomeni di massificazione, di burocratizzazione, di leadership, di fascistizzazione, ma anche quali linee continuino, magari sotterraneamente, a fare oscuramente rizoma. ( G.Deleuze, F.Guattari)
In un certo modo, Gap vuole essere un gruppo costituente dove la teoria e la pratica, i contenuti e il come della loro esposizione, la forma molteplice che li produce, sono il lavoro stesso.
Officina, attrezzo e manufatto.
Non esiste una lingua madre, ma solo il sopravvento di una lingua dominante in una molteplicità politica. La lingua si stabilisce intorno a una parrocchia, un vescovato, una capitale.
I linguaggi specifici dei diversi saperi presenti nel gruppo saranno decentrati, deterritorializzati, messi in tensione tra loro.
Il processo vuole smarcare i singoli saperi dalle specificità dei linguaggi, per indagare le possibilità di un pensiero trasversale, approdare ad un’analisi del pensiero divincolato e comunicato dove poter abbandonare le dinamiche date, e con un’ultima acrobazia tentare un incursione nel mondo.
Collideranno per Gap le parole di Giorgio Borrelli, Matteo Canevari, Martina Dandolo, Carlo Maiolini, Mauro Milanaccio, Suzie Wong Project, U-inductio.



EASST, 2010 Facoltà di Sociologia Trento

http://events.unitn.it/en/easst010




foto di Serena Busana

Densità di grafite, Biblioteca di Trento 2010



Intervento sui segnalibro che di consueto vengono consegnati all’utenza della Biblioteca Civica con la data del termine del prestito. Per un periodo di due settimane ne saranno distribuiti 8000 realizzati da Suzie Wong. I segnalibro riprodurranno l’immagine di un passaporto rilasciato dalla Biblioteca e non da uno Stato, ad indicare che la cittadinanza si realizza attraverso l’accesso al sapere comune, che il “sapere è viaggiare”, e che non è così infrequente trovarsi esclusi dall’accesso alla conoscenza. Su questi segnalibro-passaporto saranno anche riportati dati riguardanti i volumi in lingua straniera disponibili nella biblioteca per quanto riguarda i sette gruppi linguistici più presenti sul territorio trentino (rumeno, albanese, arabo, serbocroato, ucraino, polacco, cinese).
Sul retro si potranno trovare i dati relativi al numero di residenti immigrati in provincia di Trento, e anche in questo caso saranno indicate le prime undici nazionalità.

Solo l'inizio, Trento 2010







Solo l’inizio è un mezzo slogan, ciò che è rimasto di un utopia.
Scanzonata e malinconica evocazione di fantasmi nei luoghi in cui apparvero prodigiosamente in altri tempi, un vicolo di via Verdi accanto alla storica Facoltà di Sociologia di Trento.
Una compilation di slogan, un mantra, una visione ipnagogica, parole insomma.
Le foto sono di Serena Busana.

Scarto minimo


“l’abbozzo o le rovine di un’opera”
Progetto di Suzie Wong e U-inductio
con la collaborazione di Giacomo Frittelli

scarto minimo è un lavoro composto da tre video, storie periferiche di talenti da dilettanti considerate come nulle e senza effetto, passioni inesauste condotte nel silenzio che segue alle parole pronunciate ed escluse.
Al principio di esclusione, alla partizione e al rigetto delle parole considerate irrilevanti, o che al contrario ci mettono all’erta, tentando di dargli un senso, di pronunciarle anche per noi stessi , il discorso che si svolge in queste storie si oppone con un disturbo, una stonatura.
E’ il tentativo di mettere in atto una resistenza balbettante, lo scarto minimo di un falso deragliamento, è il gesto risibile di sottrarsi alla resa agli altri, alla struttura che immaglia nella fitta rete del linguaggio, condannati per sempre a dirsi e a tradirsi.
Con Mariano Helias, Mauro e Samuel Giacomoni e Conrad William Haynes

Persona magica, video 3’25’’, 2010.
Numeri di prestidigitazione del mago Helias.
Nobil art, video 3’43’’, 2010.
L’incontro di un padre con la boxe, attraverso il figlio.
Kazoo, video 5', 2010.
Musica sognata anche di notte.

Persona magica, Trento 2010


Nobil art, Trento 2010




24 Hours Hotel, Rovereto 2008/09




Workshop di 24 ore
MART Museo d'Arte contemporanea di Trento e Rovereto
Nov.2008/feb.2009
Elena Boccini, Sandra Borea, Eleonora Cumer, Alessandra Less, Angela Margoni, Fabrizio Perghem, Francesca Fadda, Annalisa Casagranda Michele Calzavara e Suzie Wong.
24 hh è stata un'avventura che ha cercato di rispondere a più sfide contemporaneamente: portare un progetto nato nel museo nello spazio pubblico; realizzare un'intervento nella stanza di un hotel, emblematica terra di mezzo tra la dimensione pubblica e quella privata, e costruire la possibilità di una reale creazione collettiva con il gruppo, collocandoci in un rapporto orizzontale.
La stanza 310 all'Hotel Leon d'Oro di Rovereto con la nostra istallazione è rimasta a disposizione della clientela per quattro mesi,con la sua consueta funzione.
L'albergo è una zona di transitorietà, dell'abitare provvisorio, un simulacro di casa per nomadi turisti della propria intimità, epidermici quanto frettolosi consumatori di spazi.
Contemporaneamente la natura delle funzioni che ospita – il sonno, l'igiene personale – ne determina la necessità di allestire una scenografia del domestico, spersonalizzata però grazie ad un arredo standard garante di anonimato.
Sull'ambiguo confine tra pubblico e privato, doppio binario dell'abitare lo spazio, presenza dell'altro sempre rimossa e che continuamente riemerge, abbiamo costruito dei micro interventi.
Spostare il normale uso di una superficie,rendere visibile qualcosa solo al buio o con un solo tipo di luce,introdurre le parole di altri, slittare gli oggetti da uno spazio ad un altro contiguo, creare un continuo rimando tra interno ed esterno, ha dato vita ad una sorta di rumore di fondo, l'invadente brusio che è il fantasma dell'altro.

Panorama, Cisano 2008


Senza il sogno di una cosa, Cremona 2009


Yuri Ancarani, Suzie Wong e Wang Inc.(Cose trasparenti)
Juliane Biasi Suzie Wong e U-inductio (Panorama)
“Il nostro motto dev'essere dunque:riforma della coscienza non per mezzo di dogmi, ma mediante l'analisi della coscienza non chiara a se stessa, o si presenti sotto forma religiosa o politica. Apparirà allora che il mondo ha da lungo tempo il sogno di una cosa”
(dalla lettera di Marx da Kreutznach del settembre 1843)
Sulla soglia di “Il sogno di una cosa”, terzo romanzo di Pasolini, ci si imbatte in questa epigrafe.
Abilissimi nel fiutare metafore consone al nostro universo mentale, eccolo tornare, il sogno di una cosa, anticipato da quella preposizione impropria della mancanza, senza.
L'installazione per lo spazio del CRAC prevede la presenza delle due nostre ultime realizzazioni sul tema del mondo del lavoro, un video e un'opera audio; entrambe registrano parole di lavoratori chiamati a raccontarsi come tali.
Dove l'anonimato preservato dall'assenza d'immagini di Panorama ha lasciato più possibilità di dire di sé, in un corteo bizantino di voci di operai, architetti e disoccupati che procedono stagliati sullo sfondo chiuso e desolante del lavoro contemporaneo alla ricerca di un senso intorno all'assenza del sogno, in Cose trasparenti, è il disagio degli operai delle fabbriche d'armi che rivela l'impossibilità di rispondere al mondo e alla nostra coscienza, se non al prezzo di straordinarie acrobazie della mente.
Concludiamo con l'immancabile Nabokov, che ci ha involontariamente fornito il titolo di Cose trasparenti, perché ci dice di quest'altra cosa che ha a che fare con la prima.
“L'ultima visione di quella vita fu l'incandescenza di un libro, o di una scatola, diventato completamente vuoto e trasparente. E questa, io credo, è la cosa : non l'angoscia grossolana della morte fisica, ma gli incomparabili tormenti della misteriosa manovra mentale necessaria per passare da uno stato di esistenza a un altro.”

Cose trasparenti, Brescia 2006



Con Yuri Ancarani e Wang inc.
http:///www.finmeccanica.it/Holding/IT/index.sdo

Interno tredici, Ravenna 2006



Impiegato e giocatore accanito di slot machine,amante del dolce stil novo e del sesso anale, un incontro con Vanni, o quanto meno, con la persona che di solito lui impersona
Con Yuri Ancarani e Wang Inc.

Sexing up, Genova 2004







come dire, rendere accattivante, infatti è quello che abbiamo voluto fare invitati a Genova proponendo la riconversione della caserma di Bolzaneto in Motel- erano i giorni dei primi processi nonché di Genova capitale europea della cultura nel 2004. In un elaborata istallazione alla Galleria Civica siamo riusciti a buttarci dentro :una piccola rassegna di film dove polizia e motel non sono né figure né luoghi rassicuranti,ovviamente il progetto fatto da un vero architetto della riconversione auspicata, un d.j che ci sta sempre in mancanza del v.j, degli elementi di design per favorire la posizione del cigno e infine il collegamento in rete con il Ministero dell' Interno per le prenotazioni delle camere a Bolzaneto.
Con Michele Calzavara.

Oggi una caserma domani il mondo

Un indagine su una cittadina al di sotto di ogni sospetto. Al solito, dai scandalo Suzie Wong ma neanche questa volta caverai il tuo occhio destro. Venere di celluloide, partorita con dolore al ritmo di 24 fotogrammi al secondo. Musa niente affatto dormiente, non sei mai stata una signora. Ti aspetta un volo a planare dentro il peggiore motel di questa “carretera” di questa vita-balera. Loredana Bertè a parte, il cinema ovvero la morte al lavoro, l’invenzione senza futuro inchioda le tue ali al mondo. Immagini immobili in movimento. Fluttuanti quanto gli ospiti di un albergo per automobilisti. Edificio noto ai più con il nome di motel, sostantivo maschile nato dall’unione di due parole: l’inglese Motor e il francese Ostelle. Un rifugio peccatorum generalmente situato lungo le grandi strade di comunicazione o in prossimità di esse. E nei motel si scopa. Al cinema pure. Oppure si muore. Ospiti di Mister Norman Bates. Magari stando in piedi nella posizione del cigno, le mani in alto, la testa poggiate contro il muro. Le gambe divaricate. Pronti per il verbale.Pronti a tutto. Come in caserma. I colpi dell’oltraggiosa fortuna di quelli con il casco blu. E tra Sailor e Lula, tra Lolita e il professor Humbert, tra Mickey e Mallory rimane soltanto una pasoliniana sensazione di peggioramento. Di cui non so parlare, non so fare domande. Oggi una caserma. Domani il mondo.
P.N.
Genova, 29 marzo 2004

Free travel bus, Brescia 2003














“Si,signore-disse il taxi-A proposito, signore: ha dimenticato di mostrarmi il suo permesso di viaggio. Posso vederlo? E' solo una formalità, naturalmente.
Quale permesso di viaggio? chiese Eric.”
P.K.Dick Illusione di potere
Il Free travel bus, pullman gratuito con un autentico autista e due non meno professionali hostess del collettivo Suzie Wong, parte la domenica mattina da una piazza cittadina eletta luogo d'incontro dagli immigrati,Piazza Garibaldi a Brescia, raccoglie sul posto le adesioni per un tour di un giorno e, carico di clandestini si avvia in direzione di un'accattivante città d'arte del bel paese.E' una sfida giocosa ad un sistema codificato di leggi e di relazioni, è libera circolazione, è una festa, una gita nel mondo parallelo degli stranieri privilegiati.Non servono documenti, è gratis, un viaggio gratis.

Wurmkos abitare, Sesto S. Giovanni 2002




Wurmkos è un laboratorio di arti visive creato nel 1987 da Pasquale Campanella e dalle persone con disagio psichico utenti della Cooperativa Lotta contro l'Emarginazione di Sesto S. Giovanni (Milano). E' un luogo aperto, inteso come esperienza che mette in relazione arte e disagio psichico senza porsi obiettivi di “salvezza”, nel quale entrano su diversi progetti, artisti, disagiati e non, critici, persone che collaborano alla realizzazione di opere e testi.
La Comunità Parpagliona, in cui vivono alcuni degli artisti di Wurmkos, è stata la prima delle comunità di Cooperativa Lotta contro l'Emarginazione; la piccola palazzina è stata completamente ristrutturata e decorata dagli artisti di Wurmkos con la partecipazione di altri artisti chiamati a condividere il progetto.
Con Michele Calzavara
Strane didascalie
Da Babilon a Logistica 228 ha collaborato con noi Paolo Nizza scrivendo le Strane didascalie che seguono

Logistica 228, statale per Monza 2001




Suzie Wong si è fermata qui. Adoro lasciare tracce in questo luogo privilegiato da chi ha trasformato il viaggio in mestiere. Sosta obbligata, pour moi, negli Uffizi lombardi dell'autotrasporto. Le voci dei presenti si mescolano con quelle degli assenti. Tra camionisti, giornalisti, galleristi, artisti, comunisti, baristi; induisti. Tutti folgorati dalla stessa scritta blu: il lavoro rende liberi. Al piano superiore due gigantografie ristorano i bulbi oculari. Due fotografìe di luoghi inesistenti, risultato di chilometri divorati e notti trascorse a parlare al conducente Chi si ferma è perduto.