Scarto minimo


“l’abbozzo o le rovine di un’opera”
Progetto di Suzie Wong e U-inductio
con la collaborazione di Giacomo Frittelli

scarto minimo è un lavoro composto da tre video, storie periferiche di talenti da dilettanti considerate come nulle e senza effetto, passioni inesauste condotte nel silenzio che segue alle parole pronunciate ed escluse.
Al principio di esclusione, alla partizione e al rigetto delle parole considerate irrilevanti, o che al contrario ci mettono all’erta, tentando di dargli un senso, di pronunciarle anche per noi stessi , il discorso che si svolge in queste storie si oppone con un disturbo, una stonatura.
E’ il tentativo di mettere in atto una resistenza balbettante, lo scarto minimo di un falso deragliamento, è il gesto risibile di sottrarsi alla resa agli altri, alla struttura che immaglia nella fitta rete del linguaggio, condannati per sempre a dirsi e a tradirsi.
Con Mariano Helias, Mauro e Samuel Giacomoni e Conrad William Haynes

Persona magica, video 3’25’’, 2010.
Numeri di prestidigitazione del mago Helias.
Nobil art, video 3’43’’, 2010.
L’incontro di un padre con la boxe, attraverso il figlio.
Kazoo, video 5', 2010.
Musica sognata anche di notte.

Persona magica, Trento 2010


Nobil art, Trento 2010




24 Hours Hotel, Rovereto 2008/09




Workshop di 24 ore
MART Museo d'Arte contemporanea di Trento e Rovereto
Nov.2008/feb.2009
Elena Boccini, Sandra Borea, Eleonora Cumer, Alessandra Less, Angela Margoni, Fabrizio Perghem, Francesca Fadda, Annalisa Casagranda Michele Calzavara e Suzie Wong.
24 hh è stata un'avventura che ha cercato di rispondere a più sfide contemporaneamente: portare un progetto nato nel museo nello spazio pubblico; realizzare un'intervento nella stanza di un hotel, emblematica terra di mezzo tra la dimensione pubblica e quella privata, e costruire la possibilità di una reale creazione collettiva con il gruppo, collocandoci in un rapporto orizzontale.
La stanza 310 all'Hotel Leon d'Oro di Rovereto con la nostra istallazione è rimasta a disposizione della clientela per quattro mesi,con la sua consueta funzione.
L'albergo è una zona di transitorietà, dell'abitare provvisorio, un simulacro di casa per nomadi turisti della propria intimità, epidermici quanto frettolosi consumatori di spazi.
Contemporaneamente la natura delle funzioni che ospita – il sonno, l'igiene personale – ne determina la necessità di allestire una scenografia del domestico, spersonalizzata però grazie ad un arredo standard garante di anonimato.
Sull'ambiguo confine tra pubblico e privato, doppio binario dell'abitare lo spazio, presenza dell'altro sempre rimossa e che continuamente riemerge, abbiamo costruito dei micro interventi.
Spostare il normale uso di una superficie,rendere visibile qualcosa solo al buio o con un solo tipo di luce,introdurre le parole di altri, slittare gli oggetti da uno spazio ad un altro contiguo, creare un continuo rimando tra interno ed esterno, ha dato vita ad una sorta di rumore di fondo, l'invadente brusio che è il fantasma dell'altro.

Panorama, Cisano 2008


Senza il sogno di una cosa, Cremona 2009


Yuri Ancarani, Suzie Wong e Wang Inc.(Cose trasparenti)
Juliane Biasi Suzie Wong e U-inductio (Panorama)
“Il nostro motto dev'essere dunque:riforma della coscienza non per mezzo di dogmi, ma mediante l'analisi della coscienza non chiara a se stessa, o si presenti sotto forma religiosa o politica. Apparirà allora che il mondo ha da lungo tempo il sogno di una cosa”
(dalla lettera di Marx da Kreutznach del settembre 1843)
Sulla soglia di “Il sogno di una cosa”, terzo romanzo di Pasolini, ci si imbatte in questa epigrafe.
Abilissimi nel fiutare metafore consone al nostro universo mentale, eccolo tornare, il sogno di una cosa, anticipato da quella preposizione impropria della mancanza, senza.
L'installazione per lo spazio del CRAC prevede la presenza delle due nostre ultime realizzazioni sul tema del mondo del lavoro, un video e un'opera audio; entrambe registrano parole di lavoratori chiamati a raccontarsi come tali.
Dove l'anonimato preservato dall'assenza d'immagini di Panorama ha lasciato più possibilità di dire di sé, in un corteo bizantino di voci di operai, architetti e disoccupati che procedono stagliati sullo sfondo chiuso e desolante del lavoro contemporaneo alla ricerca di un senso intorno all'assenza del sogno, in Cose trasparenti, è il disagio degli operai delle fabbriche d'armi che rivela l'impossibilità di rispondere al mondo e alla nostra coscienza, se non al prezzo di straordinarie acrobazie della mente.
Concludiamo con l'immancabile Nabokov, che ci ha involontariamente fornito il titolo di Cose trasparenti, perché ci dice di quest'altra cosa che ha a che fare con la prima.
“L'ultima visione di quella vita fu l'incandescenza di un libro, o di una scatola, diventato completamente vuoto e trasparente. E questa, io credo, è la cosa : non l'angoscia grossolana della morte fisica, ma gli incomparabili tormenti della misteriosa manovra mentale necessaria per passare da uno stato di esistenza a un altro.”

Cose trasparenti, Brescia 2006



Con Yuri Ancarani e Wang inc.
http:///www.finmeccanica.it/Holding/IT/index.sdo

Interno tredici, Ravenna 2006



Impiegato e giocatore accanito di slot machine,amante del dolce stil novo e del sesso anale, un incontro con Vanni, o quanto meno, con la persona che di solito lui impersona
Con Yuri Ancarani e Wang Inc.

Sexing up, Genova 2004







come dire, rendere accattivante, infatti è quello che abbiamo voluto fare invitati a Genova proponendo la riconversione della caserma di Bolzaneto in Motel- erano i giorni dei primi processi nonché di Genova capitale europea della cultura nel 2004. In un elaborata istallazione alla Galleria Civica siamo riusciti a buttarci dentro :una piccola rassegna di film dove polizia e motel non sono né figure né luoghi rassicuranti,ovviamente il progetto fatto da un vero architetto della riconversione auspicata, un d.j che ci sta sempre in mancanza del v.j, degli elementi di design per favorire la posizione del cigno e infine il collegamento in rete con il Ministero dell' Interno per le prenotazioni delle camere a Bolzaneto.
Con Michele Calzavara.

Oggi una caserma domani il mondo

Un indagine su una cittadina al di sotto di ogni sospetto. Al solito, dai scandalo Suzie Wong ma neanche questa volta caverai il tuo occhio destro. Venere di celluloide, partorita con dolore al ritmo di 24 fotogrammi al secondo. Musa niente affatto dormiente, non sei mai stata una signora. Ti aspetta un volo a planare dentro il peggiore motel di questa “carretera” di questa vita-balera. Loredana Bertè a parte, il cinema ovvero la morte al lavoro, l’invenzione senza futuro inchioda le tue ali al mondo. Immagini immobili in movimento. Fluttuanti quanto gli ospiti di un albergo per automobilisti. Edificio noto ai più con il nome di motel, sostantivo maschile nato dall’unione di due parole: l’inglese Motor e il francese Ostelle. Un rifugio peccatorum generalmente situato lungo le grandi strade di comunicazione o in prossimità di esse. E nei motel si scopa. Al cinema pure. Oppure si muore. Ospiti di Mister Norman Bates. Magari stando in piedi nella posizione del cigno, le mani in alto, la testa poggiate contro il muro. Le gambe divaricate. Pronti per il verbale.Pronti a tutto. Come in caserma. I colpi dell’oltraggiosa fortuna di quelli con il casco blu. E tra Sailor e Lula, tra Lolita e il professor Humbert, tra Mickey e Mallory rimane soltanto una pasoliniana sensazione di peggioramento. Di cui non so parlare, non so fare domande. Oggi una caserma. Domani il mondo.
P.N.
Genova, 29 marzo 2004

Free travel bus, Brescia 2003














“Si,signore-disse il taxi-A proposito, signore: ha dimenticato di mostrarmi il suo permesso di viaggio. Posso vederlo? E' solo una formalità, naturalmente.
Quale permesso di viaggio? chiese Eric.”
P.K.Dick Illusione di potere
Il Free travel bus, pullman gratuito con un autentico autista e due non meno professionali hostess del collettivo Suzie Wong, parte la domenica mattina da una piazza cittadina eletta luogo d'incontro dagli immigrati,Piazza Garibaldi a Brescia, raccoglie sul posto le adesioni per un tour di un giorno e, carico di clandestini si avvia in direzione di un'accattivante città d'arte del bel paese.E' una sfida giocosa ad un sistema codificato di leggi e di relazioni, è libera circolazione, è una festa, una gita nel mondo parallelo degli stranieri privilegiati.Non servono documenti, è gratis, un viaggio gratis.

Wurmkos abitare, Sesto S. Giovanni 2002




Wurmkos è un laboratorio di arti visive creato nel 1987 da Pasquale Campanella e dalle persone con disagio psichico utenti della Cooperativa Lotta contro l'Emarginazione di Sesto S. Giovanni (Milano). E' un luogo aperto, inteso come esperienza che mette in relazione arte e disagio psichico senza porsi obiettivi di “salvezza”, nel quale entrano su diversi progetti, artisti, disagiati e non, critici, persone che collaborano alla realizzazione di opere e testi.
La Comunità Parpagliona, in cui vivono alcuni degli artisti di Wurmkos, è stata la prima delle comunità di Cooperativa Lotta contro l'Emarginazione; la piccola palazzina è stata completamente ristrutturata e decorata dagli artisti di Wurmkos con la partecipazione di altri artisti chiamati a condividere il progetto.
Con Michele Calzavara
Strane didascalie
Da Babilon a Logistica 228 ha collaborato con noi Paolo Nizza scrivendo le Strane didascalie che seguono

Logistica 228, statale per Monza 2001




Suzie Wong si è fermata qui. Adoro lasciare tracce in questo luogo privilegiato da chi ha trasformato il viaggio in mestiere. Sosta obbligata, pour moi, negli Uffizi lombardi dell'autotrasporto. Le voci dei presenti si mescolano con quelle degli assenti. Tra camionisti, giornalisti, galleristi, artisti, comunisti, baristi; induisti. Tutti folgorati dalla stessa scritta blu: il lavoro rende liberi. Al piano superiore due gigantografie ristorano i bulbi oculari. Due fotografìe di luoghi inesistenti, risultato di chilometri divorati e notti trascorse a parlare al conducente Chi si ferma è perduto.

Cartoline geografiche, Castel S.Pietro 2001







Un viaggio alla ricerca di un'amica. Ovvero, il mondo di Sofia, stripteaser e complice di Suzie Wong. Scorrono rappresentazioni in scala di ampie regioni, interi continenti, categorie dello spirito.
O forse sono solo cartoncini rettangolari per inviare brevi notizie, saluti, comunicazioni. Di Sofia, invece solo tracce disfatte. Al suo posto di lavoro altre donne libere e belle, che lavorano come lei, interinali e belle.

e di paga si piglia assai poco, Firenze 2000


II repertorio musicale della Famiglia Bregoli. Vecchie canzoni di emigranti bresciani. Voci corrose dalla malattia. Allegri minatori morti. La fame e la silicosi nella splendida cornice di quella che un tempo era una chiesa e ora è un museo. Tributo ai tanti lavoratori che hanno reso molto presto l'anima a Dio. Suzie Wong + le Officine Schwartz vocalizzano storie di altiforni e daneé . Un coro popolare e laico contro i mercanti del tempio. Un calcio in bocca al bel canto, che lavorare stanca.

Cara moglie
Cara moglie di nuovo ti scrivo
che mi trovo al confin della Francia
anche quest'ano ghè poca speransa
di poterti manda dei danè.

La cucina l'è molto assai cara
e di paga si piglia assai poco
e i minator s'en van al galopo
questa vita la voglion più far.

Cara moglie di nuovo ti scrivo
di non darla ne ai preti ne ai frati
ma dalla pure ai più disperati
che nel mondo la pace non ha.

Inno dei lavoratori e delle officine
Da sempre eravamo lì ad aspettar la fine di un altro turno
il tempo consumato dalla luce dell'alto forno
tristi nella fucina senza né radio né tamburi
la nostra mente libera vuol fuggire dai mesti muri.

Sedicibarratrecentoquattro e ti sembra di esser più grande
e ancor non sai se con lei è meglio mangiarci senza mutande.

Batti martello batti cervello
pulsano ancora il compressore e il cuor
la macchina ti sta suonando ancor
la sua gioia e il tuo dolor.

Dopolavoro, Voghera Roma 1999








La nobile arte delle bocce al tempo di Internet. Il lavoro rende liberi. Lo sport no. Perché "c'è gente che fa l'arbitro e non sa neanche il regolamento". Perché "è una cosa terrificante quando non si vede la realtà del gioco". Suzie Wong, invece, ci vede benissimo. Innesta in un luogo multimediale di ricreazione la realtà del dopolavoro. La fabbrica. Il camion. I volti e i gesti di Ninì, noto anche come Millimetro, di Benito, di Fiore. Senza caricature, tre personaggi in cerca di e-mail.La bocciofila come simulacro del mondo. Palle da colpire. Lavoratori da abbattere.

Ameless, Club Enigma Milano 1999







Indagine su un locale denso di ogni sospetto. Porno subito. Benvenuti all'Enigma, club di scambio sessuale per coppie e singoli. Un luogo comune e privato. Video, fotografia, dialogo per dimostrare se l'arte può dire anche dove non è prevista. La vuota architettura, la luce cruda. Artiste sotto la tenda del sesso. Perplesse? Giammai. Direi vicine e distanti. La vuota architettura, la luce cruda, la presenza fisica. La notte dell'anima consuma il corpo mentre scorre Ameless, il fiume della dimenticanza. Orgasmo e pregiudizio. Dear Suzie Wong This is not a Love Song.

Babilon, Babilon club Brescia 1998



Babilonia, l'antico nome di Babele. Per gli antichi era "La porta degli Dei". Per i moderni è un sexy show dall'insegna rosso metallico. Non resta che varcare la soglia. Suzie Wong ha deciso di rinunciare a non farlo. Lunghe notti trascorse a registrare testimonianze di clienti e stripteaser.
Massimo rispetto per un'epifania di corpi a perdere; tra "un morti di figa" e un "mi mostro per soldi", tra un"non vorrei deludere" e un "sono tutte troie". Occhi e parole raccontano la cronaca di un desiderio annunciato. Un'acrobazia nel vuoto del desiderio.